La
Val Cornera... luogo sconosciuto anche per molti frequentatori della
Valgrande,
è una laterale della
Valle di Nibbio, in cui si immette con una bella cascata.
Più ampia e complessa della
Valle di Nibbio si cela in parte alla vista guardando dal fondovalle Ossolano o dalle cime (Massone, Scaravini) poste di fronte perché è orientata, nella parte centrale, in direzione nord-ovest - sud-est e rimane nascosta dal crestone che sale dalla
Piana del Türi.
Una valle impegnativa, severa, ma anche molto affascinante...
Vedi anche la pagina : dall'Alpetto alla Baita dul can
Apparentemente quasi inaccessibile, è uno dei luoghi in cui sono maggiormente
evidenti le tracce del duro lavoro degli alpigiani per cercare di sfruttare anche il più
misero pascolo in posti impervi e "scomodi".
Specialmente lungo il percorso fra L'Alpetto e I Casali si trovano dei gradini intagliati nella roccia e numerosi fori che servivano per sostenere le
pontegge in legno (ora naturalmente scomparse), permettendo il passaggio
degli animali lungo pendii rocciosi altrimenti impercorribili.
La vista di questi fori nella roccia, che testimoniano la presenza delle pontegge di legno, sono la conferma che in questo territorio impervio e apparentemente ostile, venivano portate anche delle manzette (le capre non avevano certo bisogno di questi manufatti per muoversi in questo ambiente...), ai nostri giorni una cosa del genere sarebbe impensabile...
Posta sul versante nord, e ancora più discosta, c'è la Val Muzza (Muzza = cieca, perché non ha sbocchi), terminando ad est contro le pareti rocciose dei contrafforti del Lesino, e a nord su una bella crestina che si affaccia su un canale che giunge dalla Valle di Nibbio, (quello che sale a destra salendo subito dopo la frana), il lungo canalino posto a fianco (sud) della Val Muzza, sale dalla zona dei Casali verso la cresta del Lesino, e la raggiunge alla quota di circa 1700 m.
Verso sud, dopo questo primo canale, si trova quello del Valètt, il canalino centrale che sale al Passo del Tita, proseguendo verso sud un altro canalino sale alla cresta sul fianco nord della Teia, e infine un profondo canale che presenta nella parte bassa un notevole salto roccioso, sale verso la quota 1677.
L'accesso dalla Valle di Nibbio avveniva presso la Balma dei Tri Fòi, dove un sentierino saliva ripido nel bosco, per attraversare un canalino dove si raggiungeva una cengia che permette l'accesso alla Val Cornera. Il tratto iniziale, balma inclusa, è ora sepolto dalla frana dell'aprile 2005.
Il sentiero prosegue, e dopo il piccolo pianoro della Possa dell'Asino raggiunge i ruderi dell'Alpetto 985 m. poi la traccia si fa meno evidente fin quasi a scomparire (aggiornamento : ora sono presenti dei tagli che facilitano la progressione), ma si riescono ancora ad individuare i segni, (fori per le pontegge, piccoli gradini intagliati nella roccia), che permettono di arrivare nella zona dell'Arvinascia, sul pendio che sale sulla sinistra verso nord, si trovano alcuni muretti, probabili resti di vecchi terrazzamenti; traversando invece verso il centro della valle, dove più in basso si riuniscono i canali, si trovano i ruderi de I Casali (a circa 1130 m.), tre piccole baite poste in un luogo tra i più impervi della zona dei Corni di Nibbio.
-
Aggiornamento del novembre 2015 :
Ritorno dopo diversi anni in
Val Cornera...
anche dopo diverse visite fatte negli anni passati, è sempre emozionante rivedere i segni e le tracce del lavoro e della fatica degli alpigiani di un tempo, in particolare in zone impervie e "scomode" come queste,
segni che aiutano a non dimenticare il passato...
Attualmente il percorso è reso più agevole dalla presenza di numerosi tagli
sui rami che facilitano l'orientamento, ma comunque rimane un itinerario da non sottovalutare... dalla frana nella
Valle di Nibbio, dove la
Buddleja [foto
53]
la sta "colonizzando",
si traversa in direzione dei due grossi massi [foto
54], dopo i quali si trova la cengia che permette l'accesso alla valle.
Dall'
Alpetto si segue il sentiero (in diversi tratti ancora visibile), che sale traversando il fianco della
Val Cornera; si trovano numerosi segni della passata presenza di pontegge, in particolare traversando una canale di roccia rossastra [foto
24,
25,
26 e
27], in seguito si raggiunge un ultima dorsale dove si trova all'inizio un tornante "costruito" del vecchio sentiero [foto
30], la si risale per un tratto e poi sulla destra
si traversa verso I Casali (risalendo la dorsale, si passa dalla zona con resti di terrazzamenti, foto
59 e
60, e poi traversando sulla destra e scendendo, si giunge sempre nella zona dei Casali).
Si traversa verso un canale dove si trova una roccia con delle incisioni [foto
32],
poi si continua quasi in piano raggiungendo nel bosco i primi ruderi de
I Casali ca. 1130 m.
Sulla roccia incisa si leggono le iniziali M C e la data 1903, la scritta appare più antica della data incisa, consumata dal tempo... personalmente la ritengo molto significativa, in relazione al luogo in cui si trova...
Dai primi ruderi, proseguendo in discesa si arriva in una zona dove attualmente si trovano diverse piante cadute (conseguenze di slavine degli inverni passati), qui si vedono dei muretti e più in basso degli altri ruderi dei
Casali, uno dei numerosi alpetti "estremi" presenti in
Valgrande e dintorni...
immagini ↑→
- NOTA: Nel mese di aprile 2005 una grossa frana, tra i 600 e i 900 metri di quota, ha modificato radicalmente l'ambiente della vicina Valle di Nibbio, la zona instabile è proprio quella che si trova tra la Valle di Nibbio e la Val Cornera, in particolare quella in alto sopra la frana principale (dove era iniziato tutto il processo franoso).
Attualmente su parte della frana è iniziata la crescita della vegetazione che dovrebbe portare ad una relativa stabilità, ma sono da prevedere tempi molto lunghi perché si possa percorrere l'area in sicurezza.... la visita di questa zona presenta perciò dei pericoli oggettivi...
a destra, il Passo del Tita

- Salita al Passo del Tita :
Dall'
Alpetto il percorso continua traversando in salita il fianco del ripido pendio, la traccia è quasi scomparsa, ma lungo il percorso si trovano i segni del vecchio sentiero: fori nella roccia, gradini, resti di muretti... Raggiunta la zona con i resti dei terrazzamenti, appena possibile si traversa verso destra (est), e si scende il ripido bosco arrivando sul fondo di una canale che si continua a seguire in discesa, traversando poi sulla sinistra si arriva a circa 1150 m. ai
Casali, i ruderi di un alpetto posto in un luogo veramente impervio, al centro della
Val Cornera.
In questa zona si riuniscono i quattro canali principali che scendono dalla cresta dei
Corni di Nibbio, qui la Valle presenta un "salto" roccioso dove dopo piogge abbondanti è presente una bella cascata, e scende nel solco principale che poi più in basso con un'altra notevole cascata, si immette nella
Valle di Nibbio.
Dopo i
Casali, si entra nel canale che sale a fianco della
Val Muzza, lo si scende per un tratto e appena possibile si traversa e si passa sul versante opposto, sulla dorsale sopra il versante sinistro idrografico del canale prima traversato. All'inizio si sale sul fianco destro, poi si passa sulla cresta con un percorso che presenta alcuni brevi passaggi di arrampicata ( II ° ).
In questo tratto il problema principale è l'orientamento, bisogna avere ben chiara l'orografia della zona....
Si continua la salita della cresta e si comincia a vedere in alto il
Valètt; ad un certo punto sulla crestina ci si trova di fronte una paretina rocciosa che sbarra la strada, è il momento di iniziare il traverso sul fianco sinistro, nel bosco che scende verso il canale del
Valètt (questo traverso è preferibile iniziarlo prima di arrivare alla paretina...), una volta giunti nel canale, a circa 1350 m. le difficoltà sono terminate.
Si sale dapprima al centro lungo la piccola colata di sassi, e poi più in alto si può traversare sulla sinistra risalendo il pendio erboso con qualche alberello che porta al
Passo del Tita a circa 1550 m. una piccola selletta posta poco dopo la
quota 1663.
Tecnicamente le difficoltà sono inferiori rispetto alla vicina cresta che dalla
Piana del Türi sale verso i prati di
Sautì (cresta che durante il percorso si può ammirare...), ma risulta più faticosa, e possono esserci difficoltà' di orientamento nella parte intermedia...
Raggiunta la cresta, la via più comoda per la discesa, segue verso sud la cresta dei
Corni di Nibbio, passando dalla
Teia, la
'Porta', la
quota 1677 e dalla
Bocchetta di Sautì si scende all'omonimo alpetto dal quale si prosegue lungo il sentiero che scende nel
Vallone di Bettola e infine si ritorna a
Nibbio.
Tempo per il giro completo, 11/12 ore...
[Il tempo di percorrenza è quello indicato da T. Valsesia sul suo libro "Valgrande ultimo paradiso" dove descrive il
Giro dei Corni di Nibbio settentrionali, che è il percorso seguito in questa occasione, però in senso contrario; bisogna precisare che, per il tratto che precede l'entrata nel
Valett, credo che il percorso seguito non sia esattamente quello descritto dal Valsesia, ma una variante un
po' più impegnativa...].
Salita del 30 maggio 2009
immagini ↑→
il canale a fianco della Val Muzza
- Salita del canale laterale della Val Muzza :
Un lungo canale (quello posto più a nord della Val Cornera), sale dalla zona dei Casali in leggera diagonale verso l'inizio della cresta sud del Lesino; all'inizio del canale, sulla sinistra (nord), si trova un caratteristico e interessante terrazzo sospeso che sale all'imponente crestone che separa la Val Cornera dalla Valle di Nibbio, la Val Muzza...
Per arrivare al pendio sospeso che sale verso il crestone che guarda verso la Valle di Nibbio, si scende come per il percorso precedente, dopo i terrazzamenti, sul fondo del canale dopo il bosco, (oppure si può traversare seguendo le tracce del vecchio sentiero che portava ai Casali), qui ci si porta sulla piccola dorsale che separa questa zona dalla Val Muzza.
All'inizio la si sale sul fianco sud, poi si continua sulla crestina seguendo tracce di animali (il percorso è obbligato anche per loro per raggiungere il pendio sospeso...) e si arriva al passaggio chiave, esposto, dove occorre attenzione (anche qui si trovano dei fori nella roccia, segno della presenza in passato di pontegge che agevolavano il passaggio).
Poi dopo un traverso, si arriva in un canalino che si sale verso destra in direzione della parete rocciosa che chiude la valletta; in alto, sulla destra un piccola bocchetta guarda verso il canale che sale alla cresta, mentre sulla sinistra si può salire nel bosco raggiungendo la cresta che sull'altro versante precipita verso un canale (quello che dalla Valle di Nibbio, subito dopo la frana, sale verso sud-est), attenzione alla roccia instabile....
Qui, meteo permettendo,
si ha un notevole panorama su tutta la zona, di fronte a pareti rocciose verticali e i profondi canali lungo i fianchi dei Corni di Nibbio, ci si rende conto della grandiosità e complessità dell'ambiente circostante...
Ritornati al canale di fianco alla Val Muzza, lo si risale per un tratto fino ad arrivare vicino a una cascata che sbarra la strada, qui bisogna salire sul fianco sinistro (destra orografica), dove si trova un vecchio cavo metallico sicuramente messo in loco in passato dai cacciatori, qui si arrampica su un pendio infido aggrappati ai ciuffi d'erba (non fare eccessivo affidamento a questo vecchio cavo...), poi si ritorna al canale sopra la cascata.
Più avanti un altro ostacolo, un grosso masso, costringe a salire nuovamente sul fianco sinistro del canale per superare l'ostacolo, poi si ritorna nel solco del canale che si può seguire fin quasi al termine, poco prima dell'uscita si sale sul fianco sinistro e dopo un traverso su un tratto roccioso finalmente si arriva all'uscita sulla cresta, a circa 1700 m.
L'orientamento è più semplice rispetto alla salita al Passo del Tita, ma il percorso è più lungo e impegnativo...
Tempo per il giro completo (inclusa la visita al pendio sospeso), circa 14 ore...
Per il ritorno, siamo scesi lungo la Valle di Nibbio, raggiunta passando dalla valletta laterale che sbuca nella Valle di Nibbio a circa 1200 m. dove si trova il passaggio con la vecchia catena (vedi anche : questa pagina).
Salita nel mese di aprile 2007, in una giornata nebbiosa... poche le foto disponibili...
Foto e testi © www.in-valgrande.it (
E-mail)
La zona della Val Cornera vista durante una salita al Massone [teleobiettivo]
← Torna alla Home Page