Ritorno dopo diversi anni nella zona della Bocchetta di Lavattel, personalmente l'ultima visita (se ricordo bene...) risale al lontano 2014 di passaggio per la salita al Pizzo delle Tre Croci; lo spunto, la motivazione per questa escursione arriva dalla notizia (grazie a Daniele Barbaglia per questo), della presenza di una nuova frana lungo il traverso dagli Asaa alla Bocchetta di Lavattel (frana che probabilmente risale al 2021, ma non ne sono certo).
(AGGIORNAMeNTO luglio 2024 : lungo il tratto franoso sono state installate delle catene, grazie per il lavoro fatto...).
Un giro da queste parti può essere anche l'occasione per rendersi conto "dal vivo" di come sia instabile questo impervio e tormentato versante che sale al tratto iniziale della cresta dei Corni di Nibbio, numerose le frane, grandi e piccole e più o meno recenti, che ormai sono ben visibili anche solo guardando dalla piana Ossolana.
Con Francesco partiamo dal parcheggio a fianco della strada in località Bettola seguendo inizialmente il sempre bello e ormai piuttosto frequentato percorso che sale lungo una mulattiera militare che fa parte dei numerosi manufatti realizzati per il progetto della Linea Cadorna.
Il tratto di sentiero (o meglio, di mulattiera), più "comodo" e tranquillo termina presso il balmo dell'Alpe Corte 675 m. poi si sale affacciandosi sul sempre suggestivo Vallone di Bettola, si traversa scendendo alla zona dell'Ör Piciocch 760 m. e traversata la crestina soprastante si scende finalmente nel vallone dove inizia la salita; il percorso (forse anche per la stagione tardo invernale) risulta più evidente rispetto alle prime visite da queste parti, si passa accanto la Balma del Giuann mentre sul versante opposto si vede bene il caratteristico "parallelepipedo" della parete rocciosa che sostiene il versante sul quale passa il sentiero.
Si traversa poi sulla sinistra incontrando altri "segni" delle frane cadute in zona, in particolare nel passaggio del canale
attrezzato con catene che appare in un certo senso "ripulito" dalla caduta del materiale roccioso, si sale
al poggio panoramico degli Asaa dove si trova il bivio, a sinistra il percorso più frequentato verso Sautì mentre in questa occasione saliamo sulla destra verso Lavattel.
Intanto ci avviciniamo alla zona della "nuova" frana (già in basso si notava la roccia più chiara da cui si era staccata) che presenta un terreno molto instabile (al momento principalmente terriccio) su cui occorre naturalmente attenzione... superato il tratto "critico" e guardando indietro si nota che c'è ancora materiale (e almeno due grossi blocchi) in posizione precaria che rischiano di cadere, bisogna aspettare le piogge e i temporali per vedere come e se in
futuro il terreno si ripulirà e potrà eventualmente diventare più stabile e sicuro. Stante queste condizioni, al momento naturalmente non si può certo consigliare questo percorso dagli Asaa alla Bocchetta di Lavattel...
Dopo un tratto tranquillo e piacevole si arriva alla zona della vecchia frana, e qui noto che il terreno si è in gran parte ormai stabilizzato e non presenta particolari problemi; le due frane lungo questo tratto sono simili, nel senso che è caduta della roccia dall'alto che ha danneggiato il traverso dove passa il sentiero (e questo potenzialmente è un pericolo oggettivo anche per il futuro) (riguardo questa vecchia frana vedi anche la pagina della salita al Pizzo delle Tre Croci : Link); continuiamo lungo la sempre bella cengia raggiungendo poi la Bocchetta di Lavattel così da dare una occhiata alla Valgrande... dove la neve era quasi assente, ma siamo comunque in inverno e il terreno era ben gelato.
Per il ritorno c'è anche una possibilità di evitare la nuova frana (oltre naturalmente a quella di salire alla Cima delle Tre Croci... Link), e cioè la discesa diretta nel canale principale del Vallone di Bettola (come fatto con Dario nel lontano 2012 dopo la salita del Torrione di Bettola dalla Bocchetta del Tranquillo : Link); in questa occasione non avendo la corda lunga a sufficienza per la discesa dal pianoro artificiale della bocchetta, torniamo lungo il percorso del sentiero e superato il tratto della vecchia frana proviamo a scendere sulla sinistra verso il canale, il pendio sembrava percorribile nonostante il terreno a tratti instabile, ma non vi era la certezza perchè non si vedeva il tratto terminale.
Poggiando sulla sinistra verso gli ultimi due alberelli, scendiamo lungo un canalino laterale che porta a quello principale che presenta più in basso il tratto più stretto e impegnativo (qui non c'è comunque la possibilità di mettere la corda...), poi si incontra un ultimo saltino e si continua cercando il percorso migliore che riporta al sentiero segnalato.
Naturalmente per queste "varianti" lungo il canale sono necessarie le giuste condizioni, in particolare la roccia ben asciutta e anche esperienza e familiarità con questo genere di terreno...
Febbraio 2022