I passaggi più impegnativi sono attrezzati con catene, (nel tratto Cima Marsicce-Zeda), la vera difficoltà sta nella
lunghezza dell'itinerario, in particolare nel tratto Pian
Cavallone-Scaredi.
Lungo il percorso non si trova acqua, (anche in tardo autunno, le
temperature possono essere relativamente elevate, occorre perciò
portare almeno 2,5/3 litri d'acqua....), deviazioni dal percorso
per fare rifornimento, non sono state prese in considerazione,
vista la lunghezza del tracciato...
Il Sentiero Bove è praticabile fino alla fine di ottobre; da novembre le giornate
sono più "corte" e ci sono tratti esposti a nord, ormai sempre
all'ombra, che possono diventare insidiosi... a inizio stagione
può esserci presenza di neve, in questo caso si possono incontrare
difficoltà di tipo "alpinistico"...
Da Cicogna, l'itinerario "originale" raggiunge Pogallo e sale verso l'Alpe
Cavrua, poi traversando il versante orientale della Cima Sasso raggiunge il prato di
Ghina, e sale verso le strette del
Casè.
Una "variante", seguita in questa occasione, è quella
(consigliabile, anche se un po' più impegnativa), di salire
all'Alpe Pra e poi alla Cima
Sasso, e, costeggiando la Corona di
Ghina, raggiungere le strette raccordandosi con il
percorso da Cavrua.
Il percorso è qui descritto nel senso :
Scaredi-Zeda-Cicogna-strette-Bocchetta di Campo-Scaredi.
(Solitamente viene percorso in senso contrario....), in entrambi i
casi richiede almeno due giorni e mezzo, di cui la prima mezza
giornata serve per recarsi in "loco"...
È consigliabile percorrere prima il tratto più lungo e
impegnativo, quello da Pian Cavallone-Zeda-Marsicce, e il giorno
successivo, il tratto Cima Sasso-Strette del Casè.
Se si parte da Cicogna, si sale al Pian
Cavallone, e si può pernottare al Bivacco di Curgei, oppure al rifugio del Pian Cavallone ; disponendo di maggior tempo, un'altra
possibilità è quella di bivaccare alla Cappella/ricovero sulla Marona;
luogo meno "comodo" (non c'è acqua), ma in una notevole posizione panoramica...
La notte successiva, si pernotta al bivacco di Scaredi; oppure, disponendo ancora di un paio
d'ore, si prosegue al Bivacco della Bocchetta di
Campo.
Immagini raccolte :
il 13 ottobre 2006 - (bellissima giornata autunnale...).
il 14 ottobre 2006 - (nella nebbia...).
il percorso delle Strette del Casè immerso nelle nebbie,
presenta un fascino particolare... un'atmosfera fantastica,
irreale, sensazioni che però le fotografie non possono
registrare...
Giacomo Bove :
L’esploratore piemontese Giacomo Bove nacque a Maranzana (AT), piccolo paese situato tra Langa e Monferrato Astigiano, il 23 Aprile 1852. I suoi genitori erano contadini proprietari di vigneti. Frequentò l’Accademia Navale a Genova e, poco dopo il diploma, nel 1873, fu scelto per partecipare in qualità di cartografo ad una missione scientifica in estremo oriente sulla corvetta "Governolo".
Al ritorno da questa missione, dopo un periodo trascorso a studiare le correnti marine nello stretto di Messina, seppe di essere stato scelto, come unico rappresentante dell’Italia, in qualità di idrografo, per partecipare alla vittoriosa spedizione scandinava (1878-80) del geografo A. E. Nordenskiold per la ricerca del "Passaggio di Nord-Est", dall’Atlantico al Pacifico attraverso lo stretto di Bering.
Dopo un breve riposo a Maranzana si dedicò ad un progetto tutto italiano per l’esplorazione delle regioni Antartiche. Nel 1881 e nel 1883 esplorò la Patagonia e la Terra del Fuoco fino a capo Horn e ancora il territorio delle Missiones, l’Alto Paranà il Paraguay, il corso dei fiumi Paranà, Iguazù, Itambè-Guazù. Nel 1885 esplorò in Africa il corso del fiume Congo fino alle cascate di Stanley, in questa occasione probabilmente contrasse la malaria. Morì nell’Agosto del 1887.
Scrisse "Viaggio alla Terra del Fuoco" - (Edito dalla ECIG - 1992).
Giacomo Bove venne ad Intra, invitato dalla Sezione del CAI VERBANO (Sez. Intra) nell'ambito di conferenze che il CAI Nazionale aveva indetto in tutta Italia proprio per finanziare il viaggio in Antartide. A tal fine la sera del 31 luglio 1880 presso il Teatro di Intra Bove tenne una memorabile conferenza a seguito di cui furono raccolti i fondi.
Poiché "il vento cambiò" e si ritenne che i costi fossero eccessivi (600.000 lire circa 3 milioni di euro attuali) l'iniziativa venne affossata. Dopo il suo suicidio, che creò grandi polemiche, il CAI VERBANO, coraggiosamente per i tempi, gli dedicò il sentiero utilizzando i fondi raccolti ai quali aggiunse altre mille lire per il suo completamento.
- Bibliografia :
Giacomo Bove, l'esploratore dimenticato e il suo sentiero.
Pietro Pisano
Vallintrasche 2013
Magazzeno Storico Verbanese - 2013
Giacomo Bove
Un esploratore e un sentiero tra Verbano e Ossola
Pietro Pisano
Magazzeno Storico Verbanese
Ristampa implementata 2017
Volume patrocinato dalla Società Geografica Italiana.
Panoramica delle creste della Val Pogallo percorse dal Sentiero Bove. Dalla
Cima Sasso al Monte Zeda - viste dalla Marona :
Questa è la descrizione del percorso segnalato, sentiero,
ometti, e segni di vernice; (recentemente rinnovati nel tratto
Marsicce-Cicogna), naturalmente sono possibili varianti in funzione
del tempo a disposizione e delle proprie capacità... come ad
esempio includere la salita alla Cima di Cortechiuso, traversare le
Torri di Terza invece di aggirarle, oppure seguire la cresta della
Corona di Ghina (impegnativa...).
[vedi anche la pagina sulle Strette del Casé]
- Il Percorso : (Avvertenze...)
Da Scaredi si segue all'inizio il sentiero per la
Bocchetta di Campo, arrivati al bivio vicino al breve tratto con
catene, (scritta su masso), si prende il sentiero a sinistra che
traversa in diagonale tutto il fornale a nord della cresta tra la Laurasca e la Cima di
Cortechiuso, giungendo alla Bocchetta di
Cortechiuso (non segnata sulle carte).
[Qui si può arrivare anche dall'Alpe Cortevecchio, sul versante est della Val Loana.]
Alla Bocchetta si svolta a destra, (ometti) salendo in diagonale
sulle pietraie e raggiungendo un breve passaggio su roccia che
porta alla cresta; si prosegue verso est raggiungendo la Cima Marsicce 2135 m.
Continuare scendendo il versante opposto della cresta, e dopo un breve ultimo
tratto attrezzato con catene, si arriva a una bocchetta (qui il
sentiero scende a sinistra (nella Valle de il
Fiume), e risale successivamente alla cresta, aggirando
così i salti rocciosi delle Torri di Terza.
La traccia prosegue tenendosi sul versante della Val
Pogallo, giungendo alla Bocchetta di
Terza 1836 m. [A sinistra si scende verso La Provola e Finero, a destra verso
l'Alpe Terza e Pian di Boit].
Il sentiero poi continua traversando il complesso versante sud della
cresta che porta al Torrione, giungendo infine
sulla sommità 1984 m.
Qui inizia la discesa in un canale, questo è il tratto più
impegnativo di tutta la traversata, ma è agevolato da lunghi
tratti attrezzati con catene... (arrivati in fondo al canale, c'è
la possibilità di trovare acqua, ma non essendoci la certezza della
sua presenza, non ci si può fare affidamento...).
Lasciato il tratto roccioso, si arriva al Passo dei Crosit (erroneamente "Italianizzato" in Crocette). Si continua con alcuni saliscendi fino alla
sommità della Piota 1925 m. [A sinistra
discesa a Gurro e Falmenta in Val
Cannobina]. Dalla Piota, la cresta svolta a sud dirigendosi verso
il Monte Zeda, superata la deviazione per l'Alpe
Fornà, si arriva alla caratteristica "scala" di accesso
alla cresta nord del Monte Zeda 2156 m. che
si raggiunge dopo un ultimo tratto con catene, senza particolari
difficoltà.
La parte impegnativa di questo tratto è terminata, ma il percorso
per il Pian Cavallone è ancora lungo... il sentiero, tenendosi sul
versante Cannobino, prosegue verso il Pizzo Marona
2051 m. dove, lasciata la Cappella/ricovero (vedi in questa pagina), scende
decisamente sul versante est traversando il fianco della Cima Cugnacorta, (che si può anche scavalcare
seguendo la cresta...), e arriva al Colle della
Forcola 1518 m. e poi al Pian
Cavallone, vicino alla Cappella (ad est),
il rifugio.
Il largo sentiero prosegue sul Pian Cavallone,
passato il bivacco invernale (bel punto panoramico), arriva al
bivio (cartelli), a sinistra si scende verso Miazzina, a destra verso Curgei e Cicogna, dopo un breve tratto nel bosco si giunge
all'Alpe Curgei e al Bivacco, qui si trova
l'acqua.
Se si vuole guadagnare tempo per il giorno successivo, si può
proseguire scendendo verso Cicogna, si trovano alcuni luoghi adatti
per un pernottamento "sotto le stelle"...
Proseguendo si arriva al bel poggio dell'Alpe Varola, scendendo, dopo Premiago,
si arriva al torrente che si attraversa sul Ponte di
Buia 463 m. la quota più bassa del percorso.
Da Cicogna si segue il sentiero/mulattiera per
l'Alpe Pra, dove si trova il rifugio Casa
dell'Alpino (fontana, ultima possibilità di
reperire acqua), il sentiero prosegue verso la Colma di
Belmello 1589 m. e la Cima Sasso 1916 m.
Dalla Vetta ci si dirige verso la Cima nord (percorso relativamente lungo, vedi foto 39), la traccia
percorre il versante est della cresta, per aggirare alcuni speroni
rocciosi (i passaggi a volte non sono immediatamente
individuabili); arrivati sulla Cima nord si scende nella
vegetazione tenendosi sulla sinistra, verso la Corona di
Ghina, giunti a una bocchetta con vista sulla Val
Cavrì, una discreta traccia (si incontrano anche segni
di vernice rossa), traversa in diagonale il versante est della Corona di Ghina, aggirando le difficoltà fino ad
arrivare, alla sommità del prato di Ghina, ad una
forcella dove arriva anche il percorso che sale da Cavrua.
Inizia il percorso delle Strette del Casè, che,
con vari saliscendi, ma senza particolari difficoltà, e in
ambiente magnifico, arriva a una forcella che conduce al fornale
del Pedum e alla Bocchetta di
Campo. Prima dell'ultima salita, solitamente si trova un
piccolo rivolo di acqua sulla destra, ma anche per questa fonte non
vi è la certezza di trovarla disponibile...).
Dal rifugio della Bocchetta di campo, si segue il sentiero che
conduce a Scaredi, prima seguendo ancora la
cresta, e poi, dopo la Bocchetta di Scaredi 2095
m. traversa e scende sul versante nord-ovest della Cima della Laurasca.
Immagini dell'ottobre 2006
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