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La Cappella della Marona

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la Marona...


   La Cappella sulla Marona...

 All'interno del territorio del Parco sono rare le presenze di manufatti che rappresentano la devozione popolare, forse per la mancanza di risorse che erano necessarie alla loro realizzazione o anche per la consapevolezza della "provvisorietà" della presenza dell'uomo all'interno della Valle

 Nei dintorni, sui versanti Ossolano e Cannobino, sono presenti diverse costruzioni erette a questo scopo.

 Tra queste, la Cappella della Marona, posta a una quota superiore ai duemila metri, poco sotto alla vetta del Pizzo Marona, chiamato fino alla fine dell'800 Pizzo di Marone, come riportato ad esempio sul foglio 16 della carta degli Stati Sardi, dove naturalmente si trovano varie differenze con i toponimi attuali, ad esempio I Belmi era I Balmi... una "evoluzione" dei toponimi è normale che ci sia nel corso del tempo, ed è accettabile, l'importante è che non avvenga (come spesso è accaduto...), solo per errori di trascrizione, oppure cercando di "italianizzare" (con risultati a volte ridicoli), un nome dialettale...

 È riportato che la Cappella è dedicata alla Madonna della Brascarola, (la brascarola è la padella usata per le caldarroste), ma questo non sembra avere riscontri (perlomeno nella Valle di Falmenta...).

 

 La presenza di un edificio religioso sulla vetta della Marona, sembra risalire a temi remoti, si menziona una Ecclesia Maronae su un documento del 1434... certamente si trattava di una piccola Cappella, che però era importante perchè lì passava il confine dei territori comunali. Nel corso del tempo, vista anche la posizione, la Cappella ha subito diversi danni, dovuti a fulmini e incendi.

la Cappella della Marona...


 La storia, riportata dalla tradizione, che ha portato alla sua costruzione, è stata raccolta tramite le testimonianze fornite da alcuni anziani abitanti di Crealla.

 La devozione alla Cappella è riferita ad un crocifisso di cui tramandano la seguente storia:

 A un cacciatore capitò (probabilmente nel 1800...) di trovare sulla cima del Pizzo Marona un crocifisso di legno abbandonato così che a lui venne in mente di portarselo a casa.

 Poco tempo dopo cadde ammalato. La sua malattia continuò a lungo senza dare segni di miglioramento. Allora cominciò a sospettare che tutto ciò potesse dipendere da quel suo atto nei confronti del crocifisso. Decise allora di riportarlo sul luogo del ritrovamento. Man mano che saliva sentiva di stare meglio e alla sera, tornato a casa, si sentì completamente guarito.

 Questo fatto fu ritenuto da tutti miracoloso e il crocifisso divenne oggetto di devozione. Altre miracolose guarigioni seguirono a quella prima, così che si decise di costruire sul luogo una piccola Cappella.

 - La vecchia Cappella fu distrutta dai Nazifascisti nel giugno del ’44, (e con essa anche il Crocifisso miracoloso); a quel tempo essa era piena di stampelle...

 

 - Al crocifisso della Marona vi andavano in pellegrinaggio tutti gli anni quelli di Falmenta, Crealla, Gurro, Socraggio, Aurano, Scareno e Intragna.

interno della Cappella...

 - Quelli di Crealla vi andavano il 16 agosto. Fino agli anni cinquanta l’intero paese faceva il pellegrinaggio insieme al parroco che poi celebrava la messa. Si portavano su tutti gli oggetti necessari, compresa una bella pioda per l’altare e un grosso messale. Molti, sia uomini che donne o bambini, usavano portare anche un po’ di sabbia per la ricostruzione della futura Cappella, (e questo è durato fino all’avvenuta ricostruzione; la nuova Cappella è stata inaugurata il 21 luglio 1985).

 - Durante il ritorno, più o meno nell’area corrispondente alla depressione tra la Marona e la Zeda, si usava cogliere il lichene, ottimo per gli infusi per le bronchiti. Ora però non se ne trova più, probabilmente a causa dell’inquinamento causato dal traffico aereo. Sulla cresta est della Zeda si prendeva invece la genziana (Gentiana lutea).

In seguito, un po’ per volta, si cominciò ad andare alla Marona sempre più privatamente. L’ultimo viaggio in gruppo, coinvolgente ancora una buona parte del paese, fu fatto agli inizi degli anni ottanta.

 - All’interno dell’attuale Cappella, si trova un’urna contenente alcune ossa, sono quelle di un partigiano, rimasto sconosciuto, ritrovato poco sotto la Cappella della Marona nel giugno del ’44.

 - Il Crocefisso miracoloso del Capelin della Marona era oggetto di una grande devozione, c'era l'usanza, (naturalmente di nascosto), di portarsi via una piccola scheggia del Crocefisso...

Dal volume "Patrimonio culturale e religioso della Valle Cannobina" :

 - A Gurro il pellegrinaggio si faceva il giorno di S. Rocco; Si portavano alla Marona tutti gli oggetti necessari per la celebrazione della Messa...così si vedevano delle ragazze inerpicarsi col gerlo pieno di oggetti sacri per la strapiombante cresta nord del Monte Zeda.

 Alla Marona ci si recava anche privatamente, gli sposi erano soliti fare simili pellegrinaggi; alcune persone facevano il pellegrinaggio per conto di altre a pagamento... tra queste a Gurro si ricorda in particolare Maria di Rumägn, come viatico le si dava un pezzo di pane...

 Era costume di portare alla Cappella della Marona un quadretto raffigurante la Madonna, il Signore, Santi, ecc... si lasciava il proprio nella Cappella e se ne prendeva un altro lasciato lassù da altri pellegrini...

 Lungo il sentiero della Marona si raccoglievano dei rami bresciäl (ginepro) da portare a casa, i rami si bruciavano durante i temporali.
 Si portava a casa anche la cera che colava dalle candele e si metteva nei crvät (culle) dei bambini...


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