Lagarasc non si riesce ad individuare facilmente da lontano se non c'è la luce giusta, perchè risulta abbastanza "mimetizzato" con l'ambiente circostante, tra le ginestre (e anche i rovi), girando tra le baite ormai in rovina si può vedere qualche traccia della passata attività degli alpigiani che hanno abbandonato questo alpeggio probabilmente intorno al 1950/1960.
Dall'Alpe Lagarasc una lieve traccia traversa in leggera salita in direzione delle baite superiori de I Curt, passando sotto la gobba erbosa di Curpic; la stagione consigliabile per visitare questa zona è l'inverno (quando la neve lo permette), perchè con la ripresa vegetativa la traccia sarebbe difficile da individuare, e bisogna segnalare anche la presenza di alcuni tratti tra i rovi... (oltre alla traversata ai Curt, si può naturalmente anche salire alla soprastante Alpe Curpic).
Prima di arrivare alle baite superiori dei Curt (Curt Zora), si passa da una zona dove scende abbondante l'acqua, qui venivano dai Curt ad approvvigionarsi, infatti questo tratto di sentiero è largo e ben evidente; si scende poi lungo il sentiero
segnalato fino alle baite di Curt Zot (foto 46, quelle poste più ad ovest), dove una traccia traversa entrando nella valle e poi scende con vari tornanti nel noccioleto (rispetto alla prima visita fatta diversi anni prima, ora il sentiero è ben evidente e si scende senza problemi).
Si giunge così alle baite di in Vall ca. 930 m. (o in ti Vai, come viene comunemente chiamato dalla gente di Premosello e dintorni), alpeggio che appare essere stato utilizzato anche in tempi non troppo remoti, qui si possono vedere diverse tracce della passata presenza degli alpigiani; un poco più a valle delle baite principali, seminascoste nel bosco, si
trovano altre casere dove si lavorava per fare il formaggio e lo si conservava assieme al latte, era un luogo adatto allo scopo per la presenza di un piccolo corso d'acqua che esce da una grotta; si vede anche che i rovi hanno ormai quasi inglobato la costruzione più imponente...
Da in Vall per traversare il canale del Rio del Ponte ci sono due possibilità, il sentiero principale (segni di vernice rossa), scende e poi traversa a
valle delle baite, mentre un percorso secondario lo fa più in alto; in questa occasione seguiamo il percorso principale che risale al costone del Mot Migiulin dove si possono ammirare dei bei terrazzamenti (qui arriva anche il sentierino secondario), terrazzamenti utilizzati un tempo per coltivare le patate... il buon sentiero prosegue verso il successivo largo canale (che scende dalla zona della Colmetta, questo versante è chiamato la Val du Cè), una breve risalita e si arriva alle baite di Ludo Termine 899 m. (anche qui, come a in Vall, sono rimasti dei rotoli di burdion a ricordare i tempi passati...).
Si risale la costa verso Curt Lùar, alpeggio ancora caricato, e poi si continua la salita tra il noccioleto lungo il percorso che porta alla dorsale di Pra d'Gat fino al
piccolo rudere che indica l'inizio del traverso per l'Alpe Corone 1325 m. alpeggio composto da tre nuclei di baite ormai ridotte a ruderi posti su alcuni piccolo pianori sotto il dirupato versante roccioso soprastante; dopo il secondo nucleo (quello principale) si traversa su una larga cengia sotto una caratteristica grunda, una parete aggettante che offre un parziale riparo.
Dopo il terzo nucleo di Corone (ormai azzerato), il sentiero scende per poi superare il canale
successivo, si vede sul versante opposto la rampa che traversa e risale verso il
costone seguente; si passa "comodamente" il canale e poi si traversa alla dorsale dell'Alpe Sui dove si trova il percorso segnalato che sale verso il Pizz Lacina (vedi anche la pagina sugli : alpeggi di Vogogna); si passa da Sui di sopra e poi si scende al nucleo principale dell'alpeggio dove, sulla sinistra (est) inizia il sentiero per l'Alpe Pianetta e Capraga.
Si scende passando prima da Sui di sotto dove, dopo i ruderi allineati al riparo dalla parete rocciosa, si trova una baita panoramica con alcune incisioni, anche sull'architrave in sasso (cosa in verità poco frequente in questa zona), il sentiero scende davanti ai ruderi allineati e in breve giunge al pianoro dell'Alpe Pianetta ca 1140 m.
Da Pianetta il sentiero scende e traversa nuovamente il canale già superato più in alto, segue poi un tratto ripido su roccette a fianco del canale, dove sono rimaste poche tracce dei manufatti del vecchio sentiero, e si sbuca a Capraga da dove, lungo il classico percorso che passa da Sasso Termine e San Bernardo, si ritorna a Colloro; una sosta al locale Circolo e poi si scende a Premosello.
Tempo per questo giro, circa 9 ore incluse le divagazioni e la sosta al Circolo di Colloro... Difficoltà EE
Immagini del febbraio 2019.
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